Il secondo lavoro di Verdiana Raw, talentuosa chanteuse e art performer fiorentina, arriva via Pippola Music quattro anni dopo l'album di debutto "Metaxy": disco molto interessante, costruito intorno all'intreccio del bianco e nero del pianoforte con la grande forza vocale di Verdiana. Caratteristica tipica e distintiva, quest'ultima, che accompagna l'intera formazione e produzione musicale dell'artista toscana. Vera e propria "cantantessa" che, per quanto mi riguarda, a livello locale trova la sua giusta collocazione nell'insieme delle altre grandi voci femminili che ho apprezzato e con cui sono cresciuto negli anni (prendete una a caso tra Serena Alessandra Altavilla di Blue Willa e Solki, Michelle Davis dei Walking the Cow o Vanessa Billi dei We Melt Chocolate). In questo caso siamo difronte a una voce che non solo è capace di coinvolgere e trascinare, ma anche di sollevarsi su piani più eterei e mistici, senza incertezze o dubbi di sorta; proprio come la balena del titolo che, grazie alla sua memoria cosmica, conosce perfettamente la via da intraprendere. Una strada che Verdiana Raw, al secolo Verdiana Maria Dolce, forte della consapevolezza dei suoi istinti, non ha avuto paura di percorrere. Supportata da musicisti preparati e capaci di lasciarsi condurre da questa grande personalità vocale (Fabio Chari / batteria, Antonio Bacchi / chitarra – entrambi già nel progetto dal 2012 - Paolo Favati / basso ed Erika Giansanti / violino, viola, violoncello), Verdiana riesce a crearare un disco che, in sole dieci canzoni, si veste di diversi colori, mantendo un'orchestrazione sempre unitaria e mai caotica: si passa da tinte dark-folk a lampi di dream pop, da caratteri baroccheggianti o classici a elementi più onirici e scuri... il tutto grazie ad arrangiamenti ben pensati e curati che, come già detto in precedenza, riescono a mettere in risalto l'energia (perché di questo principalmente si tratta), la forza avvolgente e la grande esperienza vocale di Verdiana. In questo modo ogni singola traccia risulta sì indipendente e a sé stante, ma anche parte di un bellissimo tutto che riesce a trovare nei diversi spunti la propria irripetibile personalità: dal pezzo più radiofonico (la title track) fino alla rivisitazione della ninna nanna sefardita Durme Durme. Le atmosfere possono suggerire Diamanda Galás, Björk, Cocteau Twins, Antony and the Johnsons, Röyksopp o Massimo Volume in alcuni casi, ma il vestito che Verdiana indossa è cucito sulla sua figura, è un pezzo unico senza fili fuori posto che non copia né ripropone qualcosa di già noto, piuttosto si ricrea ed illumina ad ogni nuovo passo. Gli elementi di vitalità e rinascita che permeano questo disco si possono già inizialmente dedurre dalla bellissima foto di copertina che riesce a catturare appropriatamente tutta la sensibilità di Verdiana (non a caso lo scatto è opera della sorella, Roberta Dolce) e dalla scelta di porre in primo piano il figlio neonato della stessa cantante. Una decisione forte, sicuramente, ma che ancora una volta risulta corretta: si abbraccia la maternità come una vocazione, così come si fa con la musica, e nel percorso che si staglia all'orizzonte non c'è spazio per incertezze: si deve sempre essere coscienti delle proprie scelte e della strada che si vuole percorrere.
Recensione di:Tommaso Fantoni