We Melt Chocolate: Space Owl EP [2015]

Nati dall'unione di Evanicetrip e Shades of Blue, i We Melt Chocolate sono, molto probabilmente, l'unico gruppo della zona (come sempre mi riferisco solo ed esclusivamente a Firenze-Prato-Pistoia) a proporre musica di chiaro stampo shoegaze. Genere che, sebbene a lungo sia stato un po' bistrattato - il termine stesso viene coniato dalla stampa britannica per descrivere "quelli che si fissano le scarpe", a indicare l'atteggiamento distaccato dei musicisti durante i live e la loro tendenza a concentrarsi sempre sui vari pedali e effetti, quindi guardando in basso - è riuscito a sopravvivere alle insidie delle mode passeggere e ad attirare un fedele quanto introspettivo gruppo di fan. Ed io, per quanto mi ricordi, sono sempre stato uno di essi. Spacemen 3, My Bloody Valentine e Slowdive sono nomi che mi hanno accompagnato in cuffia negli anni e, di fatti, sono sempre stato contento di scoprire le nuove realtà della zona che, come il sottoscritto, condividono la passione per queste particolari sonorità, o wall of sound che dir si voglia, e che da esse traggono nuova ispirazione. Quindi sì, sono di parte, ma trovare nuove band locali che portino avanti la bandiera dello shoegaze è diventata, almeno negli ultimi anni, una cosa alquanto difficile. Trovare qualcuno che lo faccia bene rasenta l'impossibile. Se escludiamo i gruppi di Vanessa Billi, l'eterea e coinvolgente voce dei We Melt Chocolate che ha già avuto modo, tra i tanti progetti negli anni (ricordiamo Captain Nice e I Ganzi su tutti), di affinare il proprio gusto per uno shoegaze marcatamente pop in band come Evanicetrip -che poi si sono evoluti nel gruppo in questione, ne abbiamo parlato qui- e Sonic Starship; gli altri e purtroppo unici rappresentanti del genere di cui ho memoria, sono i pistoiesi Ka Mate Ka Ora (di cui potete leggere qui), tra i miei preferiti. Quindi perdonatemi se, da buon appassionato, sono contento nel constatare che questo genere musicale, almeno per ora, non sia del tutto morto. "Space Owl" è sicuramente un EP molto accattivante, le cui venature dream-pop trovano il giusto spazio tra momenti di tensione sonora più accentuati e attimi maggiormente distensivi (per certi versi mi ricordano gli sconosciutissimi Rain Against The Sky o gli inglesi The Faunes), catturando l'attenzione e riuscendo a creare un'atmosfera che è psichedelica senza essere ridondante, restando impresso nella memoria anche dopo il primo ascolto (Orange Sky e Hypnotized). Come un feedback prolungato o il classico fischio che ti accompagna a casa dopo un concerto. Un'ottima compagnia. Con la speranza che i semi piantati da questo EP fioriscano prima o poi in un lavoro più corposo. E se poi così non sarà, comunque vada, "It's Allright".
Recensione a cura di:
Tommaso Fantoni

1 commento:

  1. Grazie, recensione bellissima! Hai centrato il benissimo il segno. Grazie ancora...per le registrazioni siamo work in progress.
    Un abbraccio

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