"Come!" Gridava il disco di esordio prodotto da Paolo Benvegnù: un imperativo energico ed inevitabile, proprio come la musica da loro proposta. Per il loro secondo lavoro, la band pratese ha scelto un titolo più riflessivo, una risposta sfuggente ad una domanda silenziosa e a noi sconosciuta: "We don't know". Noi non sappiamo. Se si trattasse di politica potremmo dire che sono dei maledetti diplomatici…ma questa è musica e il mistero ci piace. Basta leggere la tracklist per individuare un amore per la contraddizione e per la mutevolezza: l'evasiva "Don't ask me why", le catatoniche voci di "Oh Mary", l'esasperata Shut Up!, l'essenziale "I don't know", l'esplosiva Earthquake, il masochismo femminile di Stay A While, l'autoconvinzione pura di "All Right", la follia in reverse di Porto Palo. Sonorità aspre, venature folk e voci spigolose animano queste 11 tracce registrate e mixate da Alessio Pepi della Trydog Lab di Pistoia. Ricordano in alcuni brani gli X di Wild Gift (Perla di Punk Rock del 1981) e I Knitters fanno capolino e mi salutano con la manina nei pezzi più rockabilly. Addirittura penso ai primi B52s ascoltando il duetto di Mirko Maddaleno e Serena Altavilla nel ritornello di All Right. Ma qui stiamo parlando di un essere che vive di vita propria dall'ormai lontano 2004. Non siamo gli unici ad aver notato la loro bravura perché con questo disco i Baby Blue sono entrati di diritto a militare nell'esercito valoroso della Famosa Etichetta Trovarobato, oltre ad avere il supporto della nostrana ABuzzSupreme. Membro da poco aggiunto: il mitico Lorenzo Maffucci (aka Mangiacassette) al basso. Loro forse non sapranno ma noi sappiamo che il futuro ha qualcosa in serbo per loro. Qualcosa che sorride senza troppa roba strana tra i denti.
Recensione a cura di:
Michelle Davis
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