Dario è il nome con cui si presenta ufficialmente Dario Sabatini, giovane musicista pistoiese con aspirazioni da cantautore. Presenta un piccolo disco composto da cinque tracce e intitolato "Miracolo Pop"; e, inutile dirlo, di pop vuole trattare, seppure per vie traverse. La musica è infatti sghemba, costantemente in bilico tra giri di accordi attesi e brusche modulazioni barrettiane. Il motore del tutto è, in definitiva, la varietà: Dario alterna costantemente il canto (dal roco della traccia d'apertura all'infantile di quella di chiusura), la stesa delle influenze (si sentono soprattutto il David Bowie di Hunky Dory, e Rino Gaetano), i registri (scanzonato, greve, volgare, lirico, burlesco). Sull'ossatura dei pezzi, che non nascondono la loro genesi con una chitarra in mano, si affacciano costantemente le bizzarrie degli arrangiamenti di Alberto Mariotti e Fabrizio Marchetti, rispettivamente con chitarre e tastiere - più qualche "uuuuh" - a contrapporsi e poi e unirsi alla rigidità della scrittura cantautoriale, e a rendere il prodotto decisamente vario e gradevole. La title track è una breve ballata costruita sull'accumulo di elementi che formano un crescendo dinamico, scandito dalla stessa frase, "Non avevamo il dito lungo per metterlo in un culo al mondo, miracolo pop", e bruscamente quanto significativamente interrotta sul più bello. E' un piccolo lavoro divertente e divertito, comunque troppo carente per giudicare l'artista, con qualche bestemmia, qualche episodio un po' fine a se stesso (Graziello), un solido background di ascolti alle spalle e le tracce di un talento espressivo.
Recensione a cura di:
Clemente Biancalani
Clemente Biancalani
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