ALFATEC: Otium [2014]

Gli ALFATEC sono i "Firenze assholes" per eccellenza, sbandieratori di quel suono di matrice hardcore punk che tanto piaceva in passato, ma che al giorno d'oggi sembra trovare sempre meno spazio, almeno all'interno dei canonici circuiti live e 'commerciali'. Sti cazzi. Gli ALFATEC sono sulla scena da un sacco di tempo e di tutte le dinamiche inerenti l'universo mediatico/musicale contemporneo sembra non gliene freghi più di tanto. Loro fanno quello che fanno solo per passione e cercano di farlo nel migliore dei modi, come recita la descrizione del bandcamp. Fatto sta che sono al secondo album ufficiale (dopo l'ottimo esordio targato 2011 che abbiamo già recensito qui), un paio di split, un EP e svariati tour, tra Italia, Europa e Indonesia. Pochi cazzi allora. "Otium" esce per Moonlight records ed è, come tutti gli altri lavori della band fiorentina, un pugno nello stomaco. Già la prima traccia Last Dose è travolgente, un vero carro armato sonoro e che promette molto bene sul resto dell'album. Promesse mantenute a pieni voti: il disco fila che è un piacere, undici canzoni per circa venticinque minuti di headbanging non stop. Il suono degli ALFATEC è cambiato e si sente, le registrazioni sono ottime e tutto è ben dosato, dalla voce trascinatrice di Tommaso Maggiorelli alle rincorse spezzacollo della parte strumentale. La chicca del disco è che nonostante l'estrema cura nei dettagli, si riesce a mantenere sempre quel certo piglio sporco che è la matrice del genere. Ritmi caciaroni senza essere sguaiati, lampi di punk genuino e spontaneo senza immaturità o inadeguatezza di alcuna sorta. Pur restando una di quelle band che è indispensabile vedere dal vivo per poter apprezzare appieno, questo nuovo album è un ottimo primo ascolto per chi vi si vuole approcciare la prima volta. Il disco racchiude l'anima più sincera degli ALFATEC, un cuore elettrico e veloce che pompa adrenalina come quello di Mazzone in piena corsa per l'esultanza e che nonostante le insidie in agguato non perde mai un colpo. Non stramazza e non arretra, corre sotto la curva.
Recensione a cura di:
Tommaso Fantoni

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