Neuromantik: With a Knife [2007]


Chi pensa che la new wave italiana inizi e finisca con i mostri sacri del genere tipo Diaframma e Neon metta un attimo in pausa Siberia, si asciughi le lacrime nostalgiche e ascolti questa demo. Chi ama le sonorità cupe e mistiche dei primi Interpol, la batteria che rimbomba potente come il cuore di un toro scagliato a tutta velocità contro un muro di suono, non resterà deluso. Il quartetto (nato nel 2006) si affaccia così sulla scena alternativa fiorentina, sorprendendo chi ancora non era abituato a questo genere di sonorità e facendo sorridere i malinconici che avevano perso ogni speranza di ascoltare qualcosa di nuovo e valido e che, inesorabilmente, si apprestavano ad assistere (svogliatamente) all'ennesimo concerto di un Fiumani sempre più stanco e sempre meno memorabile. La demo vola via rapida, lasciandoti solo l'eco di una piccola nota nelle orecchie che induce subito ad un nuovo ascolto, e poi un altro, e un altro ancora. Venti minuti di scariche elettriche e ritornelli incalzanti. La voce è profonda come quella che attribuiresti a una notte senza stelle, come quella dello Ian Curtis dei tempi d'oro e viene accompagnata magistralmente da una batteria che non è mai di troppo, incalzante e solida che, come le corde del basso e della chitarra, si concede fill e riff killer senza essere invasiva e ricordandosi, umilmente, qual è il suo posto. A canzoni tinte di nero se ne intrecciano alcune più rock e più orecchiabili per le orecchie meno esperte e pretenziose di chi della new wave non ha mai sentito parlare e che, stranamente, non sono affatto fuori posto ma anzi, con ballate di più ampio respiro (la stupenda With a Knife in cui il tappeto sonoro è rotto solo da una coraggiosa bass line) formano un arabesco elettrico che non finisce mai di sorprendere. I Neuromantik non vanno per il sottile con questa demo, sanno di non essere banali e te lo sbattono in faccia, ti entrano presuntuosamente nelle orecchie e lì restano, va detto: sono sbruffoni in piena regola ma, per una buona volta, ecco qualcuno che se lo può permettere.

Recensione a cura di:
Tommaso Fantoni


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