La demo dei Neve a Colonia presenta più di uno spunto interessante e di cui varrebbe la pena parlare. Regna il cantato in italiano, scelta apprezzabile e forse dettata dalla ricerca di un sound che trova negli Afterhours, nei Marlene Kuntz di Bianco Sporco e soprattutto nei Verdena le citazioni più palesi, o comunque nel rock italiano più cupo e di nicchia: nelle dilatazioni e nel tappeto sonoro si avverte la presenza dei Massimo Volume, un po' nascosta, ma comunque presente. Nonostante una registrazione non perfetta che rende quasi incomprensibile seguire i testi delle tracce e un groove stazionario e ripetitivo che fa da filo conduttore, la qualità c'è e si sente: le citazioni ai fratelli Ferrari (soprattutto per quanto riguarda il timbro vocale) possono sembrare scontate e sterili, ma i Neve a Colonia non guardano a questi mostri sacri del rock italiano con adulazione/emulazione, bensì con curiosità e nostalgia, in maniera disinteressata e con tanta voglia di mettersi alla prova, dando il meglio di sè. Ogni elemento sembra ben studiato, dallo sporadico pianoforte ai timidi fill di batteria che non osano mai sovrastare il cantato, o i riff non pretenziosi, ma comunque di ottimo gusto, della chitarra (Il Mondo Cadrà e la title track due fulgidi esempi). I Neve a Colonia guardano alla tradizione e da essa imparano. Nonostante tutto la strada è ancora lunga e l'EP rischia di stancare e annoiare: non c'è molta fantasia e le tracce a un primo ascolto sembrano ripetitive e scontate nella continua ricerca di un sound oscuro che rievochi i fasti (non del tutto passati) della musica nostrana. La band fiorentina ha però imboccato il giusto sentiero e questa demo non può far altro che agevolare il loro cammino e Indigo parte I e Indigo parte II (piccoli capolavori strumentali al pianoforte, che fanno da prologo e epilogo a tutta la demo) sono i fari che li potranno guidare alla tanto agognata maturità musicale.
Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni
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