I Passogigante (ex Plebs) propongono un LP in cui ogni citazione musicale sono colori che vanno a fondersi con le note. Il genere è un sapiente mix di rocksteady, ska e cantautorale in italiano che ha le radici ben salde nella black tradition (the Tennors, Skatalites) e in quella nostrana, tra tutti Roy Paci e Aretuska e Giuliano Palma and the Bluebeaters (forse i più manifesti). Il gruppo fiorentino gioca con gli stereotipi del genere e li fa propri, aggiungendo quel pizzico di poesia in più che non guasta. Così si ottiene una giusta mescolanza tra i sempre ballabili tempi in levare, il giocoso e amichevole sound della tromba, i ritornelli mai noiosi scanditi da una corsa veloce sulla tastiera e la bellezza, nonchè ricercatezza dei testi in italiano. Questi ultimi i veri protagonisti delle canzoni dei Passogigante: liriche in cui l'ascoltatore può vedere riflesso il mondo in cui vive descritto e scandito dall'ironia, da rime graffianti e intelligenti. La band gioca e scherza tra giri di basso e sax e propone l'allegria del ritmo come background generale delle tracce. La freschezza, la genuinità dei testi unita alla spensieratezza del funky porta gli otto beaters a convogliare le loro energie in motivi fischiettabili perchè semplici e a saltare sulle righe del pentagramma facendo lo slalom tra i colori del reggae tradizionale (spogliato di religiosità e politica) per lasciare ai posteri un disco sincero e accattivante facilmente propenso a consensi (la canzone Giovani Giusti per poco non li fa partecipare all Festival di Sanremo 2009), ma anche a critiche, causa la diffidenza con cui molti (non) ascoltano questo genere di sonorità. Ai posteri l'ardua sentenza. Linton Kwesi Johnson diceva : "il reggae è il battito del cuore", a poco dunque servono le parole e le riflessioni quando si ha davanti un lavoro che batte in levare sulla passione che nasce dalla musica, che coinvolge chi si lascia andare e trascina chi è recalcitrante.
Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni
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