Samuel Katarro: The Halfduck Mystery [2010]


Alberto Mariotti sorprende ancora. Non solo per il nome d'arte più improbabile della storia della musica toscana, nome che comunque anche i più scettici hanno imparato ad amare, ma soprattutto per questo suo ultimo lavoro, pietra miliare del cantautorato nazionale, nonostante la ribadita scelta dei testi in inglese. Samuel Katarro forgia così un disco dai tratti orchestrali e lunatici, che con sguardo attento al passato fa proprie le influenze che lo hanno accompagnato durante questi anni di note spaziali. Durante le dieci tracce dell'LP si passa da un istrionismo in stile John Cooper-Clarke alla poesia maledetta e graffiante del catholic boy Jim Carroll; si guarda a Robert Wyatt e alla scena di Canterbury, ci si perde in un sound che profuma dei sixties psichedelici e progressive dei King Crimson fino alle sfumature immediate e accattivanti di gruppi più pop (in Three Minutes in California permane l' alone dei The Byrds e del loro Mr.Tambourine Man). Nonostante le molteplici forme espressive colte da Samuel egli resta un cantautore con una propria personalità e che purifica il sound degli anni passati fino a crearne uno proprio, in una sorta di mistica catarsi sonora. The Halfudck Mistery diventa così un disco senza tempo proprio perchè nella storia stessa affonda le sue radici. Un lavoro di ricerca musicale e compositiva che però non sarebbe nulla senza gli stupendi arrangiamenti e senza l'aiuto del sound immacolato e privo di macchie dei musicisti che contribuiscono a rendere importante e pregiato il mezzopapero di Katarro; primi fra tutti Wassilij Kropotkin, guest star di molti gruppi indie nostrani, nonchè eccellente compositore e musicista (chitarra, violino e pianoforte sono solo alcuni degli strumenti usati nel disco) e Simone Vassallo (ex Tribuna Ludu) dietro le pelli. Si vede in questo disco una reciproca intesa tra il cantautore e la sua band come mai si era vista fino ad ora, un connubio inscindibile di sussistenza/esistenza che trasforma la bellezza delle note in perfezione armonica e che, al secondo disco, continua a regalarci sorprese sempre più apprezzate e tracce colorate di suoni marziani.

Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni

1 commento:

  1. abbi pazienza,vista l'ora spero di aver letto male.
    è stato accostato il nome dei King Crimson a Samuel Katarro..?
    ma vattinn'...

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