Sunday Sheebs: Someday Sheeps EP [2011]

Fin dagli albori del progressive rock, l’Italia si è sempre mostrata interessata, appassionata e pronta a recepire il messaggio: agli inizi degli anni Settanta sono nati gruppi che hanno fatto la storia della musica nostrana come PFM, Area, Banco del Mutuo Soccorso e Rovescio della Medaglia. È però inusuale, se non ardito, che ai giorni nostri quattro ragazzi sedicenni si avvicinino a questo genere, piuttosto che continuare a navigare sulle acque dell'indie pop di stampo britannico (da cui per altro il gruppo era partito, con il primo progetto The Wanted) che tutto travolge e poco riesce a salvare. I Sunday Sheebs, invece, affrontano la sfida con consapevolezza e grande gusto, sia nel sound che negli arrangiamenti. Questi giovanissimi musicisti, che si sono riuniti nel 2007, hanno raggiunto il loro traguardo più alto nel Dicembre 2011, piazzandosi secondi al Rock Contest di ControRadio. L'EP Someday Sheeps, pubblicato con la collaborazione di Gianmarco Colzi e Ben Frassinelli, già dalla copertina (ispirata a Atom Heart Mother di mr. Gilmour e soci ) fa intuire subite che direzione prenderanno le sonorità della band. I cinque pezzi, a livello globale, scorrono bene, riuscendo sempre a mantenere tensione e a suscitare interesse, senza mai diventare pacchiani o monotoni. La first track Lisander ha un ritmo incalzante e persuasivo devoto com'è agli stilemi musicali del passato, ma mentre scivola via una breve e alquanto classica cavalcata, i continui cambi di tempo, schitarrate funky e piccoli divertissement di piano convincono l'ascoltatore e rendono la traccia più matura di quel che ci si potrebbe aspettare. Wash ha un atmosfera più calma, riflessiva, a tratti colorata di malinconia e post rock, un piccolo gioiellino dalle tinte pop quanto basta. Shadow of a Doubt  poggia le sue fondamenta sulla coinvolgente melodia vocale, orchestrando e bilanciando perfettamente i cori sullo sfondo. Influences è sicuramente il brano più coraggioso dell'intero prodotto: sette minuti e passa di canzone con accelerazioni improvvise e riff sulla sei corde à la Jimmy Page, omaggiandolo di una sorta di Stairway to Heaven personale in cui piovono continui cambi di dinamiche, lampi di jam session e balletti di note. Forse un po' troppo, ma bella prova comunque. Words Like Mind chiude il tutto, facendo sentire l'anima beatlesiana del gruppo e, perché no, anche quelle radici puramente pop che fanno ormai parte del passato dei Sunday Sheebs e a cui, con questo pezzo, il gruppo lancia un ultimo ringraziamento. In sostanza, ecco finalmente una band fresca, che fa musica  a cui le giovani orecchie forse non sono neanche mai state abituate (purtroppo), ma alle quali piano piano i Sunday Sheebs stanno insegnando qualcosa, indorando la pillola con sonorità più immediate e accattivanti per le orecchie inesperte; con qualche limatura (il cantato inglese e i testi non convincono pienamente, sarebbe curioso ascoltarli in una svolta italiana) potrebbero essere uno dei gruppi più interessanti delle nuove generazioni. Da tenere sotto stretta osservazione.

Recensione a cura di:
Cosimo Lippi

3 commenti:

  1. Ottima recensione,però secondo me le loro capacità musicali(eccellenti per avere 16 anni) le potrebbero inpiegare in qualcosa di più moderno e contemporaneo allontanandosi da roba sentita e risentita in tempi non recenti a livelli molto ma molto elevati(pink floyd,genesis ecc).

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  2. sono perle lasciateli essere come vogliono essere, è l'essenza del gruppo!

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  3. ci mancherebbe,qui si danno consigli e pareri poi ognuno scrive quello che si sente.

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