Une Passante, il palco e gli Alt-J [Live 01] : Ravenna



Giulia Sarno è Une Passante, una delle chanteuse più interessanti del nostro universo musicale. Palermitana di nascita ma fiorentina d'adozione, a inizio anno uscirà con un nuovo disco (sempre sotto la sua label Anna The Granny) colorato da una deriva molto più elettronica del precedente. Quale migliore occasione per rodare i pezzi nuovi se non quella di eseguirli durante due concerti sold out in apertura agli Alt-J ? Per chi non li conoscesse gli ∆ (si pronuncia Alt-J) sono la band inglese rivelazione dell' alternative drum pop, per alcuni gli eredi degli Hot Chip, per altri solo un gruppo di ragazzi che con la loro ultima release "An Awesome Wave" stanno macinando chilometri e scalando le classifiche.
In conclusione, abbiamo chiesto a Giulia di tenere un piccolo diario di viaggio per raccontarci l'esperienza di questi due live (a Ravenna e Roma) in compagnia degli ∆. Buona Lettura! FU!


28.11.2012 - Brosnon, Ravenna
Se una giornata inizia con un piatto di tagliatelle al ragù fatte in casa non può che essere una splendida giornata, si sa. Certo, questo 28 novembre è iniziato per noi qualche ora prima, con una violentissima sveglia alle otto dopo una nottata semi-insonne - che se ti aspettano due concerti sold out in apertura alla band rivelazione del momento prendere sonno non è esattamente facile. Diluvio torrenziale e la solita emozionante A1 Firenze-Bologna a parte, a pranzo la giornata ha già preso la piega giusta.


Rimpinzati a dovere grazie alla cucina dell'osteria Estragon (e dove se no?), facciamo dunque strada verso Ravenna, o meglio Madonna dell'Albero, che non è una bestemmia bensì la località in cui ha sede uno dei locali più fighi dello stivale: il Bronson. Il tour bus degli Alt-J è già piazzato davanti all'ingresso: è beige ed ha una bizzarra aria vintage che non rispecchia esattamente l'estetica del gruppo di Leeds. Però il super banco digitale che viene fuori dal trailer insieme a qualche quintale di backline e a un discreto numero di tubi di metallo (che - mi spiegano - serviranno a sostenere lo schermo luminoso con la delta simbolo della band, piazzato sul fondo del palco) ci riportano inequivocabilmente a quest'epoca.


I soundcheck, sia il loro che il nostro, sono brevi e indolori: quando hai l'occasione di suonare in posti del genere, con un impianto che spettina, assistito da fonici bravi e disponibili (grande Allo!), invece che nei soliti baretti disagiati di periferia dove il fantomatico tecnico di turno sembra provare un sadico piacere nel trapanarti le orecchie coi feedback, allora anche fare i suoni può risultare un piacere.


Quando torniamo dalla cena (frittura di pesce, oooooh yesss) il Bronson è già piuttosto straripante. Il brusio indistinguibile di 700 persone riunite in una stanza, il caldo che producono i corpi ammassati, le luci, o meglio le non luci: mi confondo un po'. Ed è lì che la tensione trova la via per insinuarsi e aggrapparsi alla testa. "Avrò il plettro a portata di mano? Ma l'ampli è in stand-by? E se si stacca la tracolla come l'altra volta? Che cazzo di accordi faccio in quel pezzo? Come mi chiamo?". Per fortuna manca pochissimo alle nove e mezza: mi ritrovo sul palco senza rendermene veramente conto. All'applauso con cui ci accoglie il pubblico non riesco a rispondere se non con un sorrisino ebete, mentre penso "Boia" (giuro), e via, attacchiamo.


Trenta minuti che sembrano tre. I pezzi scorrono come se avessero vita propria, come se fossero loro a suonare me. Non ricordo già più niente della performance, tranne qualche sguardo scambiato con Michele (che ha il potere di tranquillizzarmi sempre) e la botta dell'elettronica di Manu che preme dai monitor e mi gasa abbbestia. Quello che viene dopo è abbastanza standard: diverse sigarette per far defluire l'adrenalina, qualcuno che ti ferma nella folla per complimentarsi con l'aria stupita che si riserva di solito alla band di supporto come all'ex compagno sfigato delle medie che oggi è tipo assegnista di ricerca ad Harvard, il concerto dell'headliner che spacca e il dj set generalista, con i soliti freak sbronzi che tra un salto e una sbandata trovano anche la forza di chiederti di farti una foto con loro.
Adesso sono le due e venticinque e siamo in macchina in direzione Roma. Manu dorme, Fra (best tour manager ever) guida, confrontandosi intanto con Michi sul tema "Beatles: mono o stereo?". Io mangio quei famosi biscotti col ripieno cremoso che si comprano all'autogrill e già penso un po' a domani (che saremo, sempre con Alt-J, al Circolo degli Artisti). Mi gira un po' la testa e forse ora mi appisolo pure io, va'. Ha anche ricominciato a diluviare, per incorniciare simmetricamente questa giornata infinita. Domani vi parlo anche degli Alt-J, giuro.


Articolo a cura di:
Giulia Sarno

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