Fantastic Bra : Arnica [2012]

Dalle parti di Prato dev’esserci qualcosa che dà la scossa, soprattutto ai giovani.Soprattutto quando imbracciano gli strumenti. I Fantastic Bra, infatti, costituiscono gli ultimi rappresentanti, solamente in ordine temporale, di quel filone post-math-rock-moltealtrecose che si traduce nella locuzione “pestare con intelligenza”, il che non vuol dire necessariamente senza moderazione. Saldamente ancorati alla formazione classica del power trio, i giovanissimi pratesi sfornano un EP dalla durata ridotta più che all’osso, che mette decisamente in risalto qualità tecniche, doti non scontate nella sintesi del materiale sonoro scelto e, non ultima, una sana ironia nell’affrontare il guazzabuglio dei generi sottostanti e rievocati nella loro musica. Un po’ di accelerazioni martellanti à la Lighting Bolt nell’iniziale Maria Dolores, un po’ di  Mr. Bungle accoppiati con i Dead Kennedys (la title-track), citazioni quasi letterali dei King Crimson di Larks’ Tongues in Aspic che si interrompono sul più bello (Donkey Shot, forse la migliore del lotto), un Rape Party che viaggia su paradossali ritmi surf in centrifuga, il noise ‘n’ roll con tanto di riff assassino portante che domina in Go! Go! Go! e la chiusa lanciatissima con chitarra tutta in pitch di Remo’s. Neanche 11 minuti, ma più che sufficienti per comprendere personalità (certo non mancante) e idee (anche troppe, ma organizzate a dovere, perché i pezzi non sbracano mai e raramente annoiano) di una band cosciente dei propri mezzi e delle proprie potenzialità espressive, sicuramente ampie, anche se talvolta si ha l’impressione di un gigionismo che è lì lì per salire a galla. Meno “storti” dei conterranei e padri adottivi Topsy the Great (recensiti da questa parte su FU!), meno dozzinali di certe soluzioni shellachiane, senza dubbio da tener d’occhio in futuro.
Recensione a cura di:
Francesco D'Elia

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