Paolo Tarsi / Fauve! Gegen a Rhino: Dream In a Landscape [2015]

I Fauve! Gegen A Rhino (o più semplicemente Fauve!) sono arrivati al terzo disco, e già nel 2009 non erano sfuggiti a noi di FU! (li trovate qui). Dopo qualche anno, cambi di formazione -da trio a duo- e un paio di opere uscite per Bedevil Music e Tannen records, il progetto audio visivo di Pistoia collabora con l'ottimo compositore avant-pop Paolo Tarsi per quest'ultimo lavoro: Dream In a Landcape, uscito per Trovarobato Parade (il ramo più sperimentale e alternativo della già nota Trovarobato). Tutto l'album ruota intorno all'eclettica figura di John Cage, il teorico musicale americano che più di tutti ha contribuito all'evoluzione della musica contemporanea e avant-garde nel corso del '900 (dagli Happening multimediali alle infiltrazioni culturali asiatiche, percussive e teatrali). Nella prima parte del disco le versioni originali di Dream e In a Landscape di Cage vengono reinterpretate dall'intervento di Paolo Tarsi che le adatta per Rhodes MK prima e per organo Hammond dopo; mentre è il duo di Pistoia ha prendere le redini della seconda parte del disco giocando con i sapienti remix delle due tracce in questione: con In a Landscape è sempre l'organo a far da protagonista, scivolando tra lampi colorati di techno e noise in stop motion, mentre in Dream si tenta di mantenere un avvolgente gusto etereo e ambient a sostegno di tinte leggermente più psichedeliche. Quest'opera a sei mani si conclude con due ghost tracks che seguono la linea già tracciata da Cage Remixed: 4'33'' e Erratum Musical. Si passa da rumori di fondo, armonie e white noise ad opera dei F!GAR nella prima alla famosa pratica aleatoria nella seconda; tale tecnica viene suggerita a Cage negli anni '50 dall'uso dei Ching (il libro cinese dei cambiamenti) in cui si cerca di comporre in maniera non intenzionale, senza l'intervento della volontà dell'artista. Se nei Ching si utilizzano delle monete per cercare di porre una qualche sorta di regola e controllo all'imprevedibile, in questa composizione il ruolo di deus ex machina è lasciato a un dado piramidale, lanciato ogni trenta secondi per nove volte, il cui risultato viene poi inserito nella registrazione. Ne emerge un prodotto che scivola via leggero e leggiadro, in cui la collaborazione tra il duo pistoiese e Paolo Tarsi è pressoché costante (gli stessi brani di apertura sono stati poi processati in post-produzione dai F!GAR) e che dà origine a brani nostalgici e coinvolgenti, senza mai essere ostici o cacofonici, facendosi apprezzare per il gusto delle scelte stilistiche eteree e rendendo il tutto un ottimo punto di partenza anche per i neofiti del genere.
Recensione di:
Tommaso Fantoni

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