Mellowmox: Deceiter [2009]


I Mellowmox hanno alle spalle un'ottima demo (the Moonstruck, 2007) che pareva gettare le basi per quello che sarebbe potuto essere un roseo futuro per i cinque ragazzi di Firenze. Purtroppo coloro che ascoltarono in passato canzoni come Hello, Qwer e Untitled 2 rimarranno con l'amaro in bocca per questo nuovo lavoro.
Il riferimento più immediato quando si pensa a questa band non può non essere ai Radiohead e al soft-pop più tradizionale, fatto da canzonette orecchiabili ma assolutamente non memorabili; senza contare le scontate spruzzatine di elettronica che, come ormai è usanza, non guastano mai. Non c'è da meravigliarsi dunque se gli arpeggi della prima traccia rimandino neanche molto alla lontana a quelli del buon vecchio Greenwood in Jigsaw Falling Into Place. La title track lascia sperare in qualcosa di più, forse per la sua compattezza e linearità e per il sound quasi esotico degli accordi gentili che reggono gli unici bridge e ritornelli calzanti dell'EP, nonostante possa sembrare di ascoltare tre canzoni diverse nella stessa traccia, ma anche questo fa parte della magia che lascia l'ascoltatore pieno di aspettative. Tuttavia il tono è sempre lo stesso: voce pulita, chiara e dolce, ma niente di più. Le corde non sbagliano mai, non si concedono nessun tipo di digressione e restano al loro posto in quello che potrebbe sembrare un discorso iniziato e già finito, composto da riffettini deboli e timidi, tutti più o meno uguali. Anche la batteria fa il suo, senza aggiungere verve a quella che sicuramente è una demo piatta e povera di fantasia, per quanto pretenziosa. I Mellowmox non riescono a centrare il bersaglio e a raggiungere il risultato sperato, è vero però che sanno suonare, ma la musica non è solo questo, la scintilla dell'originalità non scatta e il loro talento si trova paralizzato sugli accordi basici e fin troppo easy listening di questa loro nuova opera. La demo matura si rivela così un misto di cinque canzoni abbastanza scialbe e sterili, che nessuno ricorderà e che lascerà a coloro che ancora adesso ripensano a The Moonstruck un velo di malinconia e una punta di rancore per quelle sonorità che i fiorentini sembravano aver trovato, ma che poi, nessuno capisce perchè, hanno perso strada facendo.

Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni

2 commenti:

  1. Si può avere una recensione di 'sto "The Moonstruck"?

    P. Manzi

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  2. te di musica ci capisci pochino mi sa...
    NX

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