La nuova demo dei To Be Rhudes rispecchia pienamente la linea di condotta che la band sembra aver adottato da un po' di tempo a questa parte: vale a dire un tipo di sound che può dire tutto o niente. Nati come uno dei tanti gruppi che, invece di imparare dalla scena inglese per trarne vantaggi, tendono a perdersi in sofisticati e prolissi tappeti sonori che band affermate come gli Arctic Monkeys, gli Strokes o più semplicemente Albert Hammond Jr (queste alcune delle influenze più manifeste delle prime produzioni dei TBR) non avrebbero mai ammesso in quel genere di indie rock britannico. Ma ovviamente il percorso musicale e personale di una band è scisso da tutte le altre, dunque i quattro fiorentini vanno avanti macinando demo e inserendo nuovi elementi musicali (tastiera o tromba per esempio) fino a trovare quello che pare sia il loro sound definitivo e di cui questo nuovo EP è il più degno rappresentante. Sebbene l'inizio sia qualcosa di totalmente nuovo rispetto alla tradizione dei TBR, con il passare dei secondi la speranza di ascoltare qualcosa di innovativo e originale si perde in maniera piuttosto puerile. L'intro della demo (Egotronic) pare rivolgersi a un tipo di sound più vicino a quello italiano, almeno geograficamente parlando: scorgiamo riferimenti ai francesi M83 e ai tedeschi Tangerine Dream (sebbene in maniera molto più aggressiva e irrispettosa), ma è un'apparenza data dallo smodato uso di effetti e distorsioni, per cui più che ascoltare un'interessante demo di elettropop ci pare di essere in discoteca, a farci largo tra la folla per cercare di ricevere qualche degna nota in più. Il resto della demo è uno scontato susseguirsi di riffettini deboli e banali, di quelli che tutti noi abbiamo già ascoltato mille volte e da ben altri gruppi: la voce sofferta e tenebrosa in alcune parti delle tracce vorrebbe ricordare uno Ian Curtis redivivo, ma la chitarra non fa il suo gioco sorreggendola (per modo di dire) con ritornelli giocosi e infantili che vorrebbero e tentano di suggerire alla mente il colorato sound dei Maccabees, senza però sortire l'effetto desiderato (causa l'eterno uso del synth, la vera architrave della demo). I TBR si dimostrano così una band pretenziosa, smargiassa e kitch, che si bea della loro musica come un uomo che parla sempre solo per sentire il suono della sua voce, ma la buona musica non permette egoismi o snob di alcuna sorta, per fortuna. Nonostante questo EP scialbo, le capacità tecniche si scorgono in lontananza: i quattro fiorentini sanno suonare e anche molto bene, il che fa arrabbiare ancora di più perchè, a causa di un innato autocompiacimento musicale per quello che propongono, li si vedrebbe molto più volentieri a esibire le loro doti artistiche in ben altri tipi di sound, in ben altri tipi di locali (che non siano le feste o le discoteche abitualmente frequentate da ragazzine liceali, sicuramente non da musicisti) o, se questa è la strada che hanno deciso di seguire, in ben altre demo. "Vanguard" per modo di dire.
Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni
UP!
RispondiEliminaI TBR si dimostrano così una band pretenziosa, smargiassa e kitch, che si bea della loro musica come un uomo che parla sempre solo per sentire il suono della sua voce, ma la buona musica non permette egoismi o snob di alcuna sorta, per fortuna
RispondiEliminaMENO LOOK
RispondiEliminaPIU' ROCK
concordo parola per parola con la recensione!
RispondiEliminail gruppo più sopravvalutato di firenze.tutto fumo niente arrosto.
RispondiEliminaconcordo in toto.
RispondiEliminaI to be rhudes sono tristi quanto l'album Squeeze dei Velvet Underground.
RispondiEliminaGiorgio
Effettivamente è un demo inferiore rispetto ai precedenti.
RispondiEliminaperò a me piacciono...
RispondiEliminaDaniele
http://www.blogger.com/
RispondiEliminatest
RispondiEliminax
RispondiEliminaSolo un commento per i TBR: Tristi.
RispondiEliminaTommaso Fattori (i Riviera)
vieni a dircelo in faccia coraggiosone :) vieni dai! TBR
RispondiEliminaLi ho sentiti dal vivo, spaccano di brutto, hanno tecnica, sostanza, fantasia, invece di scimmiottare solo il passato come tanti altri a Firenze, con i sintetizzatori usati in quel modo rappresentano l'accoppiamento del vero e proprio sound vintage analogico al digitale più contemporaneo ed elettronico..a mio parere dall'articolo sembra trapelare un velato senso di invidia, e poca reale sostanza critica..mi è piaciuta quella su Ian Curtis..ma dico, chi ha scritto st'articolo forse si dovrebbe riascoltare qualche disco dei Division e portare un pò più di rispetto prima di sparare così a caso!!
RispondiEliminaGrandi Rhudes, avanti così!!!
C'avreste ma un pò da imparare da questi quattro stronzi che suonano davvero
RispondiEliminaGiulio
invidiosi, a me garbano un botto!!!
RispondiEliminaS.