Atterraggio Alieno: La Piena [2009]


Non è facile al giorno d'oggi e nell'attuale panorama musicale italiano presentarsi da soli e fare buona musica. Bisogna essere coraggiosi e pazzi al tempo stesso, ma soprattutto bisogna avere un vero e proprio amore per ciò che si fa, soprattutto se si vuole sopravvivere in questo universo di sciacallaggine mediatica e piccoli/grandi gruppi a cui i più strizzano l'occhio, prediligendo la forma alla sostanza. Francesco Falorni lo fa. Perchè è di un altro pianeta e quindi se lo può permettere. A coloro che cercano sempre di sperimentare, di cercare sound più complessi in cui è facile perdersi lui risponde con un disco semplice e pulito, che rimanda al pop cantautorale più schietto e genuino: quello che fa sorridere e a volte commuovere. E lo fa in italiano, altra anomalia rispetto ai sempre più crescenti gruppi che propongono l'inglese a un pubblico che sì, lo accetta, ma non lo sente propriamente suo. E forse è per questo che il paragone più facile che viene in mente è quello che guarda agli artisti stranieri tipo di Damien Rice e Elliott Smith. Ma l'alieno è atterrato in Italia, a Firenze per la precisione e ha una voce chiara e limpida, come un foglio bianco senza macchie, che accarezza l'orecchio. Le canzoni sono semplici, non pretenziose, fatte di continui arpeggi alla chitarra cui si mescolano timide e rare le corde del violino qui, e i tasti di perla del piano là. Il testo a volte è poco comprensibile (forse l'unica pecca di questo LP), ma per una volta è piacevole lasciarsi andare senza seguire le parole e ascoltare sonorità intense nella loro purezza che ricordano le ninna nanne più belle. Quelle che non ricordiamo e che non sentiamo più da anni. La musica dell'Alieno è fatta di note che suscitano emozioni o, almeno, cercano di ricordare agli esseri umani che riescono ancora provarle anche loro.

Recensione a cura di:
Tommi 'Jena' Fantoni

1 commento:

  1. Da ascoltare, riascoltare, ascoltare ancora...

    Forse per questo i testi non sono immediati, ma io li trovo non lontani da certi componimenti sperimentali post-industriali del nostro tempo.

    "E con occhi al Napalm lo ridurrò a deserto" (La canzone dell'ottimista)

    Sono testi carichi di immagini molto forti e simboliche

    "e berremo dalle pompe di benzina la ricchezza che ci inquina
    e ci spaccheremo le palpebre con della nuova medicina
    con della nuova cocaina" (Per ammazzare il tempo)


    http://www.youtube.com/watch?v=g-5CuZvC4ic

    questo è link di un montaggio di immagini del 2008 ispirato alla sua musica.
    Dalla versione di "Precipitare" della sua prima demo.
    buona visione.

    Datura

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