Mes Amis: Vivi e Crepa! [2011]

Se ciò che state cercando sono quelle sonorità ricercate, innovative e desuete proprie solamente di alcuni gruppi del sottobosco musicale fiorentino ma, soprattutto, se siete stanchi di quell’ondata brit-rock fatta di pantaloni a sigaretta e di un sound tanto cool quanto ormai povero di spessore artistico, il primo lavoro dei diciottenni Mes Amis non fa proprio per voi e forse vi farà storcere il naso a un primo ascolto, pensando che, tutto sommato, forse è proprio questo ciò che la scena musicale emergente fiorentina ha di meglio da offrire ultimamente: un sound che gira e rigira imperterrito da almeno una decade anni.
Questo sarebbe però un giudizio fin troppo superficiale : Cosimo Lippi e soci, pur essendo parte integrante di questo filone hanno, anche loro, qualcosa da offrire. Sebbene gli arrangiamenti siano sicuramente da affinare, ancora troppo legati ad un genere debitore dei vari The Strokes, Franz Ferdinand, The Libertines, Bloc Party, è però anche ingenuo pretendere che un gruppo di diciottenni alla prima esperienza musicale abbia già maturato un sound originale e personale (esistono gruppi che dopo anni di carriera sono ancora alla ricerca della quadratura del cerchio) ed è forse questa la giusta chiave di lettura di questo EP: i Mes Amis sono dei ragazzi freschi di liceo dotati di grande spontaneità e coerenza (doti comunque sempre lodevoli, soprattutto in un gruppo giovane); suonano e compongono con l'umiltà di chi è conscio della propria età e della propria esperienza, senza ricercare a tutti costi una maturità di facciata, ma divertendosi e cercando di far divertire. Le melodie risultano di conseguenza sbarazzine ed ammiccanti al punto giusto, mentre la parte ritmica assume un coloree danzereccio e festaiolo (forse le due chitarre potrebbero ricercare dei dialoghi più strutturati) e il tutto, visto in questa ottica, funziona . Quello che però viene messo in risalto dai Mes Amis sono i testi: la coraggiosa scelta di cantare in italiano impreziosisce (in questo caso) e pone in evidenza delle liriche di una spontaneità quasi affascinante: si sentono le influenze di uno stile nazionale à la Zen Circus, dove però la rabbia di provincia viene ad essere sostituita da un sacrosanto spleen liceale di città. La Nostra Direzione Qual è fa intuire che forse questo gruppo qualcosa da dire (di bello e di proprio) veramente ce l’ha e con il tempo ce lo potrà dimostrare.
Recensione a cura di:
Matteo Ravazzi

7 commenti:

  1. rivogliamo i vecchi mes amis stile lunapop..... ci mancano i pezzi senza senso da ricanticchiare da sbronzo.

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  2. mi spiace dirlo ma a me hanno fatto sempre abbastanza schifo...a partire dai testi ridicoli delle scorse demo!!!!ora un po' meglio..

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  3. poderaccio! si vede che non ci capisci niente! sono uno dei pochi gruppi che riescono ad unire ironia e serietà anche in sole 5 canzoni e ai concerti sono presibene e goliardici

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  4. A parte i commenti goliardici, che lasciano il tempo che trovano,come si fa a dire che i testi di questo disco non sono male!? Sono delle vere e proprie POESIE

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  5. A me le canzoni sono piaciute parecchio.
    Benzoni non capisci niente!

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  6. Davvero interessanti. La traccia 2 è quella che ho preferito

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